L’IDEALISMO TEDESCO FICHTE E SCHELLING
Il superamento del criticismo kantiano
Il criticismo kantiano aveva considerato il conoscere come attività e non come passività. Tuttavia il soggetto kantiano si limitava a sintetizzare e organizzare attraverso le forme a priori la realtà fenomenica.
Proprio a partire dal tentativo di superare le contraddizioni rimaste insolute nel sistema kantiano prende forma una nuova corrente filosofica: l’idealismo. I massimi fondatori di questa corrente sono Fiche e Schelling e il massimo esponente Hegel.
Idealismo e Romanticismo
Per cogliere il significato dell’idealismo è necessario sapere il significato del Romanticismo, che nacque in Germania come l’idealismo. L’idealismo è una corrente di pensiero circoscritta al campo della filosofia mentre il Romanticismo è un movimento che riguarda la letteratura, la poesia è l’arte. Entrambi i movimenti rappresentano il superamento della ragione illuministica e l’affermazione di una nuova visione del mondo che esalta il sentimento, l’arte e la tradizione.
Il termine “Romanticismo” deriva dall’inglese romantic che già alla fine del seicento veniva usato per indicare ciò che di fantastico e di irranzionale vi era nel romanzo cavalleresco. Verso alla fine del settecento poi gli scrittori tedeschi si radunano intorno alla rivista “Athenaeum” animata dai fratelli Schelegel, che esalta il ruolo del sentimento e delle emozioni.
La nostalgia dell’infinito
L’aspirazione all’infinito è il primo e più importante tratto della cultura romantica. Tale aspirazione nasce da un senso di inquietudine da profondo BISOGNO DI ASSOLUTO. La nuova mentalità romantica ritiene che ogni individuo abbia un valore assoluto e possa realizzarsi compiutamente soltanto ricongiungendosi all’infinito ossia a dio stesso. Deriva da ciò la COLORITURA RELIGIOSA DEL ROMANTICISMO. L’infinito costituisce per tanto la metà ideale dello spirito romantico il quale avverte in se una profonda nostalgia per le proprie origini divine.
Friedrich Hölderin descrive il presente come l’epoca della ragione e della scienza che hanno decretato la fine della visione religiosa. Da ciò deriva il nichilismo: il vuoto dei valori tradizionali a cui si ribellano i romantici.
L’idealismo etico di Fichte
Fichte afferma decisamente l’io come attività creatrice del mondo e priva di limiti. Con ciò si compie il passaggio dal criticismo kantiano all’idealismo.
La vita di Fichte appare come uno sforzo per diventare libero, che il filosofo persegue a partire dalla giovinezza. Nato da una famiglia di contadini poverissimi, pareva destinato a fare il guardiano di oche. Invece aiutato economicamente da un signore del villaggio, riesce a compiere i suoi primi studi nel celebre collegio di Pforta. Legge le tre critiche di Kant, da cui resta affascinato, specialmente per il riconoscimento del valore assoluto della libertà del soggetto che trova nella critica della ragion pratica. Una delle sue prime opere è il saggio di critica di ogni rivelazione.
Mentre Berlino era sotto l’occupazione delle truppe napoleoniche pronuncia proprio in quella città i discorsi alla nazione tedesca in cui invita i tedeschi insorgere contro lo straniero.
L’io e tre momenti della vita dello spirito
L’io di Fichte Non è immobile né statico. Volendo sintetizzare in un motto il pensiero di Fichte, esso può essere ricondotto all’espressione l’io deve essere. L’io fichtiano non si identifica con l’io personale di ciascun’ individuo, ossia con l’io EMPIRICO, ma è l’io puro o universale, inesauribile attività creatrice. È creatore proprio perché conferisce senso di realtà al mondo il quale, diversamente, non potrebbe esistere. Che cosa sarebbero, infatti, le montagne, immense oceani o anche solo i fiori, agli insetti e niente più umili, senza una coscienza che li percepisca come esistenti?
Nulla, questa la risposta dell’idealismo.
Il fondatore di ogni realtà è pertanto gli ho scuro o spirito, un processo creativo è finito che se articola in tre momenti essenziali: tesi antitesi e sintesi.
Nel primo momento, quello basilare originario della tesi, l’io pone se stesso cioè si rivela come attività auto creatrice. Nel momento in cui si afferma, l’io si determina e, determinandosi, si distingue e si contrappone al diverso da sé: l’io pone il non io. Siamo così al secondo momento, quello dell’antitesi, in cui l’io puro deve necessariamente opporsi a un non io.
Il fatto che l’io avendo posto il non io si trovi a essere limitato da questo, da origine al terzo momento della vita dello spirito, quello della sintesi, che si riferisce alla concreta situazione del nostro essere nel mondo, in cui si fronteggiano una molteplicità di cose che Fichte definisce io finiti.
L'idealismo estetico di Schelling
Schelling pur condividendo con gli altri esponenti dell'idealismo la medesima tensione verso l'infinito, si differenzia da essi per l'affermazione della centralità della natura. Proprio alla natura Schelling fa riferimento, affermando la sua piena dignità, che era stata offuscata dal Grande Io di Fichte. Il filosofo, infatti, assegna a tale dimensione una propria esistenza autonoma e indipendente dalla rappresentazione dell'uomo.
Per Schelling, infatti, la natura è spirito solidificato e addormentato.
In Schelling l'accento è posto sull'identità tra natura e spirit.:
la natura è lo spirito nella sua forma inconscia, mentre lo spirito è la natura smaterializzata.
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